venerdì 25 novembre 2011

the door

caro simon,
mi hai chiesto perchè. non c'è perchè. la verità è che ho aperto quella scatola e ti ho trovato là.
non ricordavo ci fossi, davvero.
anzi per quel che mi riguarda non l'ho neanche mai saputo. non ricordo la provenienza, forse una sera che ero ubriaca.
non sono riuscita a leggerti ma ho visto che c'erano parti sottolineate. forse da me e parole scritte a mano.
non ho riconosciuto la mia calligrafia. non credo la tua.
ho accarezzato quelle pagine come fossero pelle.
ho atteso.

ora ho in mano la chiave. è la chiave della nostra casa e so che se aprirò quella porta tu sarai là ad aspettarmi.
seduto sul letto.
nudo.
e con il cazzo duro.


venerdì 11 novembre 2011

nuove cicat'r'ici

                                                                                  perpignan, 11.11.11
  
caro  simon,
lo sai che a me piacciono i numeri e le coincidenze e quando a coincidere sono i numeri ... il mio cervello si inceppa. tutte le volte. tutte le volte è un piccolo soffio alla testa. tutte le volte.
è successo di nuovo oggi, ancora.
faccio finta di no e fai finta anche tu.
ma sappiamo che è si.

ho vinto.

non mi interessa vincere lo sai.
non voglio vincere, voglio te.

voglio orologi sui polsi fatti coi denti geografia splendente disegnata sul corpo storia moderna sulla tua bocca  lingua su tutta la pelle dita a calmarmi baci sulle braccia fiato sul collo  piedi che cercano piedi mani che toccano tutto e il cazzo dentro.

poi, voglio indovinare parole che scrivi sulla mia schiena. parole difficili.

scrivimi simon. tu scrivimi sempre.

lunedì 7 novembre 2011

lui l'ho perdonato. te come farò?

caro simon,
lo ricordo quel giorno, quella musica, il colore della pioggia. fuori dubrovnik.

cominciasti ad amarmi lì, sulle note di kundera il giorno che arrivai a casa tua con la febbre. cominciasti ad amarmi lì, sul divano, respirandomi, inginocchiandoti per togliermi gli stivali e io te lo lasciai fare.
dicesti che la febbre mi addolciva.

non hai mai capito veramente il male che ti chiedevo. me ne facevi certo, ma non era neanche lontanamente vicino a quello che avevo in mente io. volevo il male dei fiori che si schiudono e quello dei pesci che se ne vanno a morire lontano e quello dell'amore che non smette. volevo sentire il tuo respiro, la tua bocca su di me. volevo sentirne il peso e il sudore e tu invece scappavi.

che male vuoi che mi faccia un fantasma? non ha corpo, non ha sangue. io ci vivo coi fantasmi da sempre. loro non possono niente, non hanno mai potuto niente e neanche tu. neanche tu sei riuscito a salvarmi, eppure io credo, avresti dovuto.