mercoledì 22 giugno 2011

la collana che non era di perle

E quando sono salita sul treno avevo solo un numero. 449. Neanche il biglietto, solo paura.
Al buio, tu stavi dietro alla porta. Ricordo quel bacio, subito senza parlare. Il sangue scorreva veloce, mi avessi tagliata sarei morta all'istante.

Mi hai preso la mano e mi hai fatto sentire. Tu solo potevi sapere. Solo tu.

Ci siamo avuti sul letto, con fretta, con smania, con la voglia e l'urgenza di farci godere.
Quando hai scostato la tenda la luce mi ha fatto vedere. Eri bello come sapevo e la mia pelle bruciava contro la tua.

Arte.
Dio unico vero e sconosciuto scultore.

Ci siamo voluti di nuovo e guardati e toccati fino al mattino. Ci siam detti di come eravamo e vestiti stanchi con addosso l'odore.

‘scendi con me’ hai detto alla fine.
Ho capito di amarti e sono rimasta.


Ora qualcuno pensa io abbia un tic, come quelli che si toccano i capelli. Non ho nessun tic. Quando  gioco con il ciondolo o una catenina è per scelta. Ripenso a quel treno e a quella notte e alla prossima stazione.



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